Come spiegare le disabilità all’asilo

Le diversità è una risorsa: come spiegare le disabilità ai bambini dell’asilo.

II decreto n. 517 04/08/1977 ha approvato anche in Italia l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, fino ad allora confinati in scuole speciali diverse. Anche all’asilo, l’integrazione dei bambini disabili è una priorità per la legge del nostro Paese, legge che ha precorso i tempi all’interno dell’Unione Europea. Lo confermano i numeri delle figure di sostegno presenti all’interno delle strutture formative, ma anche la crescente attenzione nei confronti delle diverse capacità di apprendimento e della creazione di piani formativi ad hoc.

Un po’ alla volta e con molta fiducia, si va quindi sempre di più verso la concezione della diversità come risorsa. Se alcuni genitori pensano che un bambino con disabilità possa rallentare gli altri, speriamo che la maggior parte sia invece più consapevole dell’opportunità che offre: di crescere, cioè, persone empatiche, tolleranti, comprensive e capaci di mettere l’individuo davanti a qualsiasi difficoltà.

 

 

L’equazione è semplice: la disabilità, in quanto dimensione naturale e quotidiana, è normalità. Partendo da questa concezione della diversità, diventa lineare e semplice trasmettere una visione inclusiva anche ai bambini dell’asilo.

A differenza da quanto si possa pensare, i bambini comprendono molto bene i ragionamenti degli adulti. Tuttavia, fino a una certa età (10-11 anni) è meglio evitare le spiegazioni astratte e privilegiare invece gli esempi concreti.

La storia come pretesto
Per spiegare la disabilità all’asilo, si può partire da un classico sempre efficace: la storia. Meglio se accompagnata da disegni, illustrazioni e piccole scenette. Non importa quale sia la narrazione, quel che conta è che coinvolga uno o più personaggi che si distinguono, per qualche motivo, dagli altri.

La storia serve semplicemente a portare i bambini a immedesimarsi in una situazione diversa da quella propria e a capire che cosa può provare l’altro, chiunque esso sia. Questo metodo si presta a trattare argomenti anche molto diversi da quelli della disabilità, come ad esempio l’integrazione multiculturale.

L’educazione all’empatia inizia soprattutto nei primi anni di vita, quindi anche all’asilo, ed è la base su cui costruire la consapevolezza di sé e degli altri in un panorama ampio nel quale ognuno è diverso, forte e fragile a modo suo.

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