Come educare i bambini alla gentilezza

Per un futuro di adulti premurosi, accoglienti e rispettosi: ecco come educare i bambini alla gentilezza.

È l’empatia che ci permette di relazionarci con gli altri, rispettando la loro sensibilità e prevedendo le loro reazioni ai nostri gesti. Ma anche l’empatia va sviluppata e allenata, fin da bambini, ed è proprio questa capacità che fonda le basi della gentilezza di un adulto.



Sogniamo un futuro di adulti premurosi, responsabili, accoglienti e rispettosi l’uno dell’altro, ma ci chiediamo a sufficienza come renderlo tale? Gli Assistenti all’Infanzia giocano un ruolo decisivo quando si tratta di educare alla gentilezza, fin dai primissimi mesi di vita dei bambini.

L’esempio prima di tutto

Si sa, i bambini imparano principalmente attraverso l’imitazione. Così come imparano a camminare, a parlare, a mangiare da soli, apprendono anche le modalità con cui approcciarsi agli altri riproponendo i comportamenti dei loro adulti di riferimento.

Inutile pretendere che i bambini siano gentili verso il prossimo se gli adulti che li circondano non danno l’esempio in prima persona. Non significa che i più piccoli debbano essere tenuti lontani da emozioni negative come la rabbia e la tensione, anzi, ma che imparino ad affrontarle e a canalizzarle in azioni che siano rispettose a prescindere dalla situazione.

Usare le parole giuste in situazioni educative

L’esempio più decisivo può essere messo in pratica proprio nei momenti in cui è necessario intervenire per correggere il comportamento di un bambino.

Se il bambino rovescia il cibo sulla tavola con l’intento di buttarlo, non è il caso di arrabbiarsi o di farlo sentire in colpa. Meglio piuttosto rivolgersi a lui spiegandogli che il cibo va rispettato, che se non ha più fame o se qualcosa non gli piace può lasciarlo sul piatto. Evitiamo quindi frasi come: «cos’hai combinato?», «guarda che disastro!», «ma ci senti quando ti parlo?».

Questi due diversi approcci generano nel bambino due forme diverse di educazione. Il primo approccio fa capire che quando qualcuno sbaglia gli si può far notare l’errore anche senza svilire la sua persona.

Il secondo approccio, invece, propone tre pensieri:
• che le azioni degli altri possono essere controllate attraverso le proprie
• che essere educati non è la conseguenza piacevole di un proprio percorso personale, ma un’imposizione
• che l’errore deve essere punito.

Capiamo bene che educare i bambini alla gentilezza è un compito quotidiano e potenzialmente senza fine. Può essere supportato anche da letture a tema e da attività ludiche, ma prima di tutto dall’esempio degli adulti: genitori, nonni, babysitter, amici, Educatori e ovviamente Assistenti all’Infanzia.

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